Non so perchè sono ancora vivo. La mia professione mi ha insegnato a combattere in condizioni di assoluta inferiorità e di grandi avversità.
Non posso impedirmi di credere che la mia sopravvivenza è stata piuttosto un caso di fortuna cieca.
L’acido lattico è la sostanza chimica che il proprio corpo produce quando è senza fiato e affaticato - è quello che fa bruciare i polmoni e dolere le gambe.
La verità è che il cancro è la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Le persone muoiono.
Ma vi è anche un’altra verità. Le persone vivono. E’ una verità uguale e contraira. Le persone vivono, e nei modi più straordinari.
Nero è positivo. Bianco è negativo.
Il Dr. Reeves ha sistemato le mie radiografie su un ripiano luminoso appeso al muro.
Il mio torace sembrava uan tormenta di neve.
"Bene, la questione è seria" ha detto il Dr. Reeves. "Si tratta di un cancro testicolare con ampie metastasi ai polmoni."
Ho il cancro.
"Ne è sicuro?", chiesi.
"Sono assolutamente sicuro”, rispose il Dr. Reeves.
Ho 25 anni. Perchè dovrei avere il cancro?
"Non potrei sentire un altro parere?", dissi.
"Certamente", rispose il Dr. Reeves. "Lei ha tutti i diritti di farlo.
Ma devo dirle che sono certo della diagnosi. Le ho fissato un intervento per domani mattina alle sette per asportare il testicolo."
Avevamo deciso che le loro lezioni sarebbero state recepite a poco a poco.
Ci sono cose che s’imparano meglio con l’esperienza, ed Och e Chris hanno lasciato che lo capissi da solo. All’inizio, non valutavo mai le mie gare.
Pensavo: "Ero il più forte; gli altri non riuscivano a starmi dietro."
Ma, quando ho cominciato a perdere parecchie gare, sono stato costretto a ripensarci, ed un giorno finalmente ci sono arrivato: "Un momento. Se sono il più forte, perchè non ho vinto?"
Così, ho smesso di mangiare dolci, ho rinunciato al Tex-Mex ed ho capito che avrei dovuto trovare un nuovo tipo di forza, la forza interiore chiamata autodisciplina.
Penso che la caratteristica che contraddistingue maggiormente un uomo da un ragazzo sia la pazienza.
Sul traguardo ho provato un’emozione che non avrei mai più rivissuto.
Sentivo che stavo vincendo per Fabio, per la sua famiglia, per il suo bambino e per tutta l’Italia in lutto.
Ho imparato cosa significasse partecipare al Tour de France.
Non ha nulla a che vedere con il ciclismo.
E’ una metafora per la vita: non rappresenta solo la gara più lunga del mondo, ma anche la più esaltante, la più estenuante e la più potenzialmente tragica.
Anche durante la nostra vita siamo posti di fronte a così tanti elementi diversi, incontriamo così tanti ostacoli imprevisti, combattiamo un simile corpo a corpo con i fallimenti, abbassiamo la testa sotto la pioggia, cercando di rimanere in piedi e di mantenere una piccola speranza.
Il Tour non è solo una gara di ciclismo, nient’affatto. E’ una prova.
Ti prova fisicamente, ti prova mentalmente e ti prova persino moralmente.
Pensavo di sapere cosa fosse la paura, fino al momento in cui ho sentito le parole "hai il cancro".
Le mie paure precedenti, di non piacere agli altri , di venire deriso, di perdere tutti i miei soldi, improvvisamente mi sono sembrate soltanto espressioni di codardia.
Adesso, tutto assumeva un’importanza diversa: le preoccupazioni della vita - una gomma a terra, la carriera che svanisce, un ingorgo per strada - sono state riclassificate secondo il criterio dell’opposizione fra bisogno e desiderio, fra problema vero ed allarme di minore entità.
Un volo aereo pieno di sobbalzi era semplicemente un volo aereo pieno di sobbalzi, non il cancro.
Ho fissato un appuntamento con un nutrizionista.
Sono sceso dal divano, zoppicando, e ci siamo recati da lui; egli ci ha dato degli orientamenti per combattere il cancro ed un elenco di alimenti compatibili con i medicinali della chemioterapia.
Pollo ruspante in abbondanza, broccoli, niente formaggi o grassi di altro tipo e molta vitamina C, per contrastare le tossine della chemio.
"Sono deciso a combattere questa malattia", ho concluso. "E vincerò."
La chemio è così potente che non è possibile farla tutti i giorni. Sono necessari dei cicli di tre settimane: la cura viene somministrata per una settimana e sospesa nelle due successive, così da consentire al corpo di ristabilizzarsi e di produrre nuovi globuli rossi.
Mi sono detto che dovevo continuare a fare movimento.
Tutte le mattine, durante la prima settimana di chemio, mi alzavo presto, indossavo una tuta, mettevo le cuffie e camminavo.
Percorrevo la strada a passo sostenuto per un’ora o più, respirando e sudando.
Tutte le sere, andavo in bicicletta.
Molto spesso, ciò che facciamo non ha senso per noi nel momento stesso in cui lo facciamo.
Ero così concentrato a star meglio che, durante quel primo ciclo di chemioterapia, non sentii nulla.
Nulla.
Ho persino detto al Dr. Youman: "Forse è necessario che ne assuma di più."
Non capivo di essere estremamente fortunato per il modo in cui il mio corpo stava tollerando la chemio.
I risultati delle analisi giunsero quasi immediatamente. Mia madre, mia nonna e Bill aspettarono nell’ingresso, ma volevo che Lisa fosse con me nell’ufficio del dr. Youman.
Le stringevo la mano.
Il Dr. Youman diede uno sguardo all’immagine e disse, con tono riluttante: "Hai due macchie sul cervello."
Lisa e mia madre non potevano trattenersi dal piangere; stavano sedute nell’ingresso, con le lacrime agli occhi.
Ma io, stranamente, non provavo emozioni.
Era stata una settimana piena, ho pensato.
Mi avevano fatto la diagnosi il mercoledì, operato il giovedì, dimesso il venerdì sera; avevo depositato lo sperma il sabato, tenuto una conferenza stampa per annunciare al mondo che avevo un cancro testicolare il lunedì mattina, iniziato la chemioterqapia il lunedì pomeriggio.
Adesso era giovedì, ed era nel mio cervello.
Questo avversario si stava rivelando più forte del previsto.
Non riuscivo ad avere nemmeno una notizia buona: è nei tuoi polmoni, è nello stato tre, non hai un’assicurazione, adesso è nel tuo cervello.
Non posso impedirmi di credere che la mia sopravvivenza è stata piuttosto un caso di fortuna cieca.
L’acido lattico è la sostanza chimica che il proprio corpo produce quando è senza fiato e affaticato - è quello che fa bruciare i polmoni e dolere le gambe.
La verità è che il cancro è la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Le persone muoiono.
Ma vi è anche un’altra verità. Le persone vivono. E’ una verità uguale e contraira. Le persone vivono, e nei modi più straordinari.
Nero è positivo. Bianco è negativo.
Il Dr. Reeves ha sistemato le mie radiografie su un ripiano luminoso appeso al muro.
Il mio torace sembrava uan tormenta di neve.
"Bene, la questione è seria" ha detto il Dr. Reeves. "Si tratta di un cancro testicolare con ampie metastasi ai polmoni."
Ho il cancro.
"Ne è sicuro?", chiesi.
"Sono assolutamente sicuro”, rispose il Dr. Reeves.
Ho 25 anni. Perchè dovrei avere il cancro?
"Non potrei sentire un altro parere?", dissi.
"Certamente", rispose il Dr. Reeves. "Lei ha tutti i diritti di farlo.
Ma devo dirle che sono certo della diagnosi. Le ho fissato un intervento per domani mattina alle sette per asportare il testicolo."
Avevamo deciso che le loro lezioni sarebbero state recepite a poco a poco.
Ci sono cose che s’imparano meglio con l’esperienza, ed Och e Chris hanno lasciato che lo capissi da solo. All’inizio, non valutavo mai le mie gare.
Pensavo: "Ero il più forte; gli altri non riuscivano a starmi dietro."
Ma, quando ho cominciato a perdere parecchie gare, sono stato costretto a ripensarci, ed un giorno finalmente ci sono arrivato: "Un momento. Se sono il più forte, perchè non ho vinto?"
Così, ho smesso di mangiare dolci, ho rinunciato al Tex-Mex ed ho capito che avrei dovuto trovare un nuovo tipo di forza, la forza interiore chiamata autodisciplina.
Penso che la caratteristica che contraddistingue maggiormente un uomo da un ragazzo sia la pazienza.
Sul traguardo ho provato un’emozione che non avrei mai più rivissuto.
Sentivo che stavo vincendo per Fabio, per la sua famiglia, per il suo bambino e per tutta l’Italia in lutto.
Ho imparato cosa significasse partecipare al Tour de France.
Non ha nulla a che vedere con il ciclismo.
E’ una metafora per la vita: non rappresenta solo la gara più lunga del mondo, ma anche la più esaltante, la più estenuante e la più potenzialmente tragica.
Anche durante la nostra vita siamo posti di fronte a così tanti elementi diversi, incontriamo così tanti ostacoli imprevisti, combattiamo un simile corpo a corpo con i fallimenti, abbassiamo la testa sotto la pioggia, cercando di rimanere in piedi e di mantenere una piccola speranza.
Il Tour non è solo una gara di ciclismo, nient’affatto. E’ una prova.
Ti prova fisicamente, ti prova mentalmente e ti prova persino moralmente.
Pensavo di sapere cosa fosse la paura, fino al momento in cui ho sentito le parole "hai il cancro".
Le mie paure precedenti, di non piacere agli altri , di venire deriso, di perdere tutti i miei soldi, improvvisamente mi sono sembrate soltanto espressioni di codardia.
Adesso, tutto assumeva un’importanza diversa: le preoccupazioni della vita - una gomma a terra, la carriera che svanisce, un ingorgo per strada - sono state riclassificate secondo il criterio dell’opposizione fra bisogno e desiderio, fra problema vero ed allarme di minore entità.
Un volo aereo pieno di sobbalzi era semplicemente un volo aereo pieno di sobbalzi, non il cancro.
Ho fissato un appuntamento con un nutrizionista.
Sono sceso dal divano, zoppicando, e ci siamo recati da lui; egli ci ha dato degli orientamenti per combattere il cancro ed un elenco di alimenti compatibili con i medicinali della chemioterapia.
Pollo ruspante in abbondanza, broccoli, niente formaggi o grassi di altro tipo e molta vitamina C, per contrastare le tossine della chemio.
"Sono deciso a combattere questa malattia", ho concluso. "E vincerò."
La chemio è così potente che non è possibile farla tutti i giorni. Sono necessari dei cicli di tre settimane: la cura viene somministrata per una settimana e sospesa nelle due successive, così da consentire al corpo di ristabilizzarsi e di produrre nuovi globuli rossi.
Mi sono detto che dovevo continuare a fare movimento.
Tutte le mattine, durante la prima settimana di chemio, mi alzavo presto, indossavo una tuta, mettevo le cuffie e camminavo.
Percorrevo la strada a passo sostenuto per un’ora o più, respirando e sudando.
Tutte le sere, andavo in bicicletta.
Molto spesso, ciò che facciamo non ha senso per noi nel momento stesso in cui lo facciamo.
Ero così concentrato a star meglio che, durante quel primo ciclo di chemioterapia, non sentii nulla.
Nulla.
Ho persino detto al Dr. Youman: "Forse è necessario che ne assuma di più."
Non capivo di essere estremamente fortunato per il modo in cui il mio corpo stava tollerando la chemio.
I risultati delle analisi giunsero quasi immediatamente. Mia madre, mia nonna e Bill aspettarono nell’ingresso, ma volevo che Lisa fosse con me nell’ufficio del dr. Youman.
Le stringevo la mano.
Il Dr. Youman diede uno sguardo all’immagine e disse, con tono riluttante: "Hai due macchie sul cervello."
Lisa e mia madre non potevano trattenersi dal piangere; stavano sedute nell’ingresso, con le lacrime agli occhi.
Ma io, stranamente, non provavo emozioni.
Era stata una settimana piena, ho pensato.
Mi avevano fatto la diagnosi il mercoledì, operato il giovedì, dimesso il venerdì sera; avevo depositato lo sperma il sabato, tenuto una conferenza stampa per annunciare al mondo che avevo un cancro testicolare il lunedì mattina, iniziato la chemioterqapia il lunedì pomeriggio.
Adesso era giovedì, ed era nel mio cervello.
Questo avversario si stava rivelando più forte del previsto.
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Avanti > Parte 3.
Le altre frasi del libro: Lance Armstrong: Non solo ciclismo, il mio ritorno alla vita.
Inoltre potrebbe interessarti il tema della RESILIENZA.
Oppure "Saper incassare, perseverare."
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