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martedì 6 novembre 2012

Frasi Libri: Lance Armstrong - Non solo ciclismo, il mio ritorno alla vita 1.

Ma i ciclisti devono depilarsi perchè, quando la ghiaia entra nella pelle, è più facile ripulirla ed applicare una benda se non ci sono i peli.

Un minuto stai pedalando su una strada e , il minuto successivo, boom, ti ritrovi per terra a faccia in giù, e tutto ciò che puoi fare è agitare il pugno in direzione delle luci posteriori che man mano si allontanano.

Il cancro è così. E’ stato come essere mandati fuori strada da un camion, ed ho le cicatrici per dimostrarlo.

Ci si sforza lentamente e dolorosamente di scalare una collina e , forse, se si lavora davvero duro, si arriva in cima prima di tutti gli altri.

Il cancro è anche questo.
Delle persone sane e forti contraggono il cancro, fanno tutto ciò che è necessario per sconfiggerlo, e ciononostante muoiono.
Questà è la verità essenziale da imparare.
Le persone muoiono.
E, dopo averla imparata, tutto il resto sembra non avere più importanza.
Sembra semplicemente insignificante.

Non so perchè sono ancora vivo. La mia professione mi ha insegnato a combattere in condizioni di assoluta inferiorità e di grandi avversità.

Non posso impedirmi di credere che la mia sopravvivenza è stata piuttosto un caso di fortuna cieca.



L’acido lattico è la sostanza chimica che il proprio corpo produce quando è senza fiato e affaticato - è quello che fa bruciare i polmoni e dolere le gambe.

La verità è che il cancro è la cosa migliore che mi sia mai capitata.

Le persone muoiono.

Ma vi è anche un’altra verità. Le persone vivono. E’ una verità uguale e contraira. Le persone vivono, e nei modi più straordinari.

Nero è positivo. Bianco è negativo.
Il Dr. Reeves ha sistemato le mie radiografie su un ripiano luminoso appeso al muro.
Il mio torace sembrava uan tormenta di neve.
"Bene, la questione è seria" ha detto il Dr. Reeves. "Si tratta di un cancro testicolare con ampie metastasi ai polmoni."
Ho il cancro.
"Ne è sicuro?", chiesi.
"Sono assolutamente sicuro", rispose il Dr. Reeves.
Ho 25 anni. Perchè dovrei avere il cancro?
"Non potrei sentire un altro parere?", dissi.
"Certamente", rispose il Dr. Reeves. "Lei ha tutti i diritti di farlo.
Ma devo dirle che sono certo della diagnosi. Le ho fissato un intervento per domani mattina alle sette per asportare il testicolo."

Il nostro passato ci forma, che ci piaccia o meno.
Ciascun incontro e ciascuna esperienza producono il proprio effetto, e noi risultiamo plasmati allo stesso modo in cui un albero di algaroba in pianura, viene modellato dal vento.

Mi ha cresciuto con una regola inflessibile: "Trasforma tutti gli ostacoli in opportunità".

Nulla viene sprecato, è tutto li per venire utilizzato, le vecchie ferite e le offese di un tempo aumentano l’energia competitiva.

Quando avevo quasi 13 anni, un pomeriggio stavo ronzando intorno al Richardson Bike Mart ed ho notato un volantino che pubblicizzava una gara chiamata IronKids.
Si trattava di triathlon junior, una competizione che combinava il ciclismo, il nuoto e la corsa. Non avevo mai sentito parlare di triathlon fino a quel momento.


"Ascolta, Lance, se vuoi arrivare da qualche parte, devi farlo da solo, perchè nessuno lo farà per te."

Mantenersi caldi è fondamentale per una prova di cronometro, perchè quando senti il "via" devi assolutamente essere pronto a scattare, boom, mettendocela tutta per 12 miglia.

Chris mi ha fatto notare che i campioni di massimo livello, i vari Marco Pantani e Miguel Indurain, erano tutti forti quanto e più di me. "Come tutti coloro che gareggiano a questo livello", ha detto. A fare la differenza era la tattica.

Ho tagliato la linea del tragurado circa mezz’ora dopo il vincitore e, mentre ce la stavamo mettendo tutta per affrontare l’ultima salita, la folla spagnola ha cominciato a ridere di me ed a fischiare.

Qualche ora dopo, raggiunto l’areoporto di Madrid, mi sono lasciato cadere su una sedia. Volevo abbandonare tutto lo sport. E’ stata la gara che più di tutte mi ha reso lucido: mentre mi recavo a San Sebastian, avevo davvero pensato di avere la possibilità di vincere; adesso, mi chiedevo addirittura se fosse capace di gareggiare. Avevano riso di me.

In una lunga gara a tappe, si cerca di farsi degli amici perchè, in un secondo tempo, può tornare utile. Dai un dito, fatti un amico. Ma io non facevo così.

Mentre avanzavo fianco a fianco con Argentin, lui mi ha guardato, vagamente sorpreso, ed ha detto: "Cosa ci fai qui, Bishop?"
Non so perchè, ma mi fece infuriare. Non sapeva il mio nome.
Pensava che fosse Andy Bishop, un altro membro della squadra americana. Ho pensato: "Questo qui non conosce il mio nome?" "Vai al diavolo, Chiappucci!" dissi, rivolgendomi a lui con il nome di uno dei suoi compagni di squadra.

Negli anni, da allora, sono cresciuto ed ho imparato ad ammirare le peculiarità degli italiani: le maniere raffinate, l’arte, la cucina e l’oratoria, per non parlare del loro grande ciclista, Moreno Argentin. In effetti, io e lui siamo diventati buoni amici. Nutro molto affetto nei suoi confronti e adesso, quando ci incontriamo, ci abbracciamo, all’italiana, e ridiamo.


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