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mercoledì 23 marzo 2016

Frasi Lance Armstrong. The fall. Ascesa e caduta. Parte 1.

Frasi Lance Armstrong. The fall. Ascesa e caduta.

E’ il mio corpo e ci faccio quello che mi pare.
Posso spingerlo, studiarlo, perfezionarlo, ascoltarlo.
Tutti vogliono sapere cosa mi faccio.
Di cosa mi faccio?
Mi faccio il culo sei ore al giorno su una bici; e tu di cosa ti fai? (Cit. Lance Armstrong).


La maggior parte dei corridori non li considerava neppure veri prodotti dopanti.
Servirsi di quei farmaci significava semplicemente prendersi cura della propria salute in uno sport massacrante.

Il cortisone, che può essere iniettato o assunto per via orale, riduce il dolore muscolare ed è un antinfiammatorio per articolazioni indolenzite.
Continua ad essere uno dei farmaci fondamentali per tutti i ciclisti, perchè allevia il dolore alle gambe.
Gli sportivi lo paragonano all’aspirina assunta in caso di mal di testa.

Il testosterone è uno steroide, ma non viene utilizzato per aumentare la massa muscolare. Piuttosto, consente di recuperare più efficacemente dopo un allenamento, di potersi alzare il giorno seguente e continuare ad allenarsi senza pause.

L’impiego di farmaci per migliorare le prestazioni è legato alla storia del ciclismo e in particolar modo al Tour de France, una gara di oltre tremiladuecento chilometri in tre settimane.

I ciclisti hanno sempre trovato qualche espediente per renderlo più facile.
Nel 1904, alcuni abbandonarono la bici e percorsero parte del tragitto in auto o in autobus, per ridurre fatica e chilometri.

Nei primi anni del ventesimo secolo, i corridori si affidavano a sostanze come etere, cocaina e stricnina, sempre per soffocare il dolore.

I ciclisti pensavano anche di poter respirare più facilmente assumendo un pò di stricnina (che è talmente tossica da essere usata come veleno per topi) e/o nitroglicerina (che viene data a chi ha subito un infarto, per stimolare il cuore).

Le anfetamine divennero popolari verso la metà degli anni quaranta, provocando incidenti pericolosissimi.

Tour de France e droghe andarono avanti a braccetto, nonostante la preoccupazione generale.
Jacques Anquetil, cinque volte vincitore del Tour, era noto per la schiettezza a riguardo. Una volta sbottò: "Non puoi vincere i Tour de France soltanto con l’acqua minerale. Tutti si dopano". Non c’era niente di illegale.


Nel 1963 il doping era ormai diventato cosi pericoloso che un gruppo di ciclisti, medici, legali, giornalisti e funzionari di vari enti sportivi unirono le forze e chiesero a gran voce una serie di misure preventive: era l’alba dell’antidoping.

Due anni dopo, la Francia promulgò le prime leggi in materia: i partecipanti al Tour si sarebbero dovuti sottoporre a test regolari.

Don Catlin, l’uomo che predispose il primo laboratorio statunitense per testare i farmaci destinati a migliorare le prestazioni (l’Olympic Analytical Laboratory dell’Università della california a Los Angeles), fin dall’inizio si era dedicato allo studio di una sostanza chiamata eritropoietina o più brevemente EPO.

Un’overdose di EPO trasforma il sangue in una melma viscosa, con grave rischio di ictus o infarto.

Verso la fine degli anni Ottanta, i ciclisti acquistavano il farmaco sul mercato nero. Subito iniziò una tragica sequela di morti improvvise.

Per oltre un decennio, Hendrshot trasforma la sua dimora in Belgio in laboratorio personale, dove prepara le gare.
E’ li che, come uno scienziato pazzao, riduce in polvere, associa e mischia le più diverse sostanze dopanti, come efredina, nicotina, caffeina ad alta concentrazione, vasodilatatori, vasocostrittori e testosterone, cercando un modo creativo di are ai ciclisti un vantaggio extra.

I massaggiatori di tutta Europa confezionano i propri preparati in casa.

Anche Hendershot, che non aveva nessuna preparazione medico scientifica, aveva appreso l’arte del doping osservandone gli effetti su un soggetto umano: se stesso.

Sebbene Hendershot fosse la cavia di se stesso, non ci volle molto prima che cominciasse a provare le sue pozioni e pillole sui ciclisti, compreso Armstrong.
Subito dopo le Olimpiadi del 1992, quando divenne professionista, infatti, Armstrong aveva firmato un contratto con la Motorola, una delle due principali squadre americane.
Poichè voleva il miglior massaggiatore disponibile, fu immediatamente affiancato a Henderschot: era un matrimonio nato sotto il segno del doping.
Sia il massaggiatore, sia il ciclista erano intenzionati a giungere al limite estremo dei margini di sicurezza.

"Non facevamo altro che camminare sulla sottile linea di separazione tra il crollare morti sulla propria bici e vincere la corsa" avrebbe ammesso in seguito Hendershot.

Avrebbe anche aggiunto che i ciclisti della sua squadra erano liberi di scegliere: potevano "cogliere l’occasione" oppure no.


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