Inconscio adattivo: in un batter di ciglia, di Malcolm Gladwell.
Nei primi due secondi, il tempo di una sola occhiata, erano riusciti a capire più di quanto avesse capito l’equipe del Getty in quattordici mesi.
Questo libro parla di quei due primi secondi.
Facciamo delle esperienze.
Ci pensiamo su.
Sviluppiamo una teoria.
E poi tiriamo le somme.
E’ cosi che funziona l’apprendimento.
Ghiandole sudoripare nelle palme delle mani.
Come la maggior parte delle ghiandole sudoripare, anche quese reagiscono allo stress oltre che alla temperatura.
E’ il motivo per cui, quando siamo nervosi, ci sudano le mani.
In momenti del genere, per capire una situazione, il nostro cervello ricorre a due strategie diversissime.
La prima è quella con cui abbiamo maggiore famigliarità.
E’ la strategia conscia.
Pensiamo a ciò che abbiamo imparato e, alla fine, arriviamo a una conclusione.
E’ una strategia logica, risolutiva, che però richiede ottanta carte.
E’ lenta e ha bisogno di una grande quantità di informazioni.
Ma ce n’è un’altra, molto più veloce.
Tuttavia presenta un inconveniente: almeno all’inizio, essa opera interamente sotto il livello della coscienza.
Trasmette i suoi messsaggi mediante strani canali indiretti, come le ghiandole sudoripare nelle palme delle mani.
E’ una strategia grazie alla quale il nostro cervello trae conclusioni senza informarci subito del fatto che sta traendo conclusioni.
L’area del cervello che salta a conclusioni come queste è chiamata “inconsio adattivo”.
L’inconscio adattivo non va confuso con l’inconscio descritto da Sigmund Freud, luogo oscuro e torbido pieno di desideri, ricordi e fantasie troppo inquietanti per farne oggetto di pensiero a livello conscio.
Esso va immaginato, piuttosto, come una sorta di gigantesco computer che, velocemente e senza fatica, processa una gran quantità di dati: quelli di cui abbiamo bisogno per continuare a funzionare come esseri umani.
La mente opera con il massimo di efficienza delegando una gran quantità di pensiero raffinato e di alto livello all’inconscio.
L’inconscio adattivo compie un’eccellente valutazione del mondo, segnalando pericoli, stabilendo obiettivi e innescando azioni in modo efficiente e sofisticcato.
Quando s’incontra per la prima volta qualcuno o si fa a qualcuno un colloquio di lavoro, quando ci si misura con un’idea nuova o ci si trova nella condizione di dover prendere una decisione in fretta o sotto stress, è la seconda area del cervello quella che si usa.
Quando un medico si trova di fronte a una diagnosi difficile, prescrive altri esami.
Quando non siamo sicuri di qualcosa, chiediamo un altro parere.
E che cosa diciamo ai nostri figli?
La fretta è cattiva consigliera.
Non saltare subito alla conclusione.
Pensa prima di aprir bocca.
Non giudicare un libro dalla copertina.
Siamo convinti che raccogliere il maggior numero di informazioni e dedicare quanto più tempo possibile alla decisione sia sempre la cosa migliore.
Ma vi sono momenti, specie quando si è sottopressione, in cui la fretta non è cattiva consigliera, e i giudizi istantanei e le prime impressioni possono offrire strumenti molto più efficaci per capire la situazione.
Una decisione presa in modo ultrarapido può essere altrettanto buona di una decisione presa con grande cautela e dopo lunghe riflessioni.
L’inconsio è una forza potente, ma non infallibile.
Non sempre il nostro computer interno è un raggio di luce che illumina all’istante la verità.
Spesso le reazioni istintive devono competere con interessi, emozioni e desideri di ogni genere.
Nei primi due secondi, il tempo di una sola occhiata, erano riusciti a capire più di quanto avesse capito l’equipe del Getty in quattordici mesi.
Questo libro parla di quei due primi secondi.
Facciamo delle esperienze.
Ci pensiamo su.
Sviluppiamo una teoria.
E poi tiriamo le somme.
E’ cosi che funziona l’apprendimento.
Ghiandole sudoripare nelle palme delle mani.
Come la maggior parte delle ghiandole sudoripare, anche quese reagiscono allo stress oltre che alla temperatura.
E’ il motivo per cui, quando siamo nervosi, ci sudano le mani.
In momenti del genere, per capire una situazione, il nostro cervello ricorre a due strategie diversissime.
La prima è quella con cui abbiamo maggiore famigliarità.
E’ la strategia conscia.
Pensiamo a ciò che abbiamo imparato e, alla fine, arriviamo a una conclusione.
E’ una strategia logica, risolutiva, che però richiede ottanta carte.
E’ lenta e ha bisogno di una grande quantità di informazioni.
Ma ce n’è un’altra, molto più veloce.
Tuttavia presenta un inconveniente: almeno all’inizio, essa opera interamente sotto il livello della coscienza.
Trasmette i suoi messsaggi mediante strani canali indiretti, come le ghiandole sudoripare nelle palme delle mani.
E’ una strategia grazie alla quale il nostro cervello trae conclusioni senza informarci subito del fatto che sta traendo conclusioni.
L’area del cervello che salta a conclusioni come queste è chiamata “inconsio adattivo”.
L’inconscio adattivo non va confuso con l’inconscio descritto da Sigmund Freud, luogo oscuro e torbido pieno di desideri, ricordi e fantasie troppo inquietanti per farne oggetto di pensiero a livello conscio.
Esso va immaginato, piuttosto, come una sorta di gigantesco computer che, velocemente e senza fatica, processa una gran quantità di dati: quelli di cui abbiamo bisogno per continuare a funzionare come esseri umani.
La mente opera con il massimo di efficienza delegando una gran quantità di pensiero raffinato e di alto livello all’inconscio.
L’inconscio adattivo compie un’eccellente valutazione del mondo, segnalando pericoli, stabilendo obiettivi e innescando azioni in modo efficiente e sofisticcato.
Quando s’incontra per la prima volta qualcuno o si fa a qualcuno un colloquio di lavoro, quando ci si misura con un’idea nuova o ci si trova nella condizione di dover prendere una decisione in fretta o sotto stress, è la seconda area del cervello quella che si usa.
Quando un medico si trova di fronte a una diagnosi difficile, prescrive altri esami.
Quando non siamo sicuri di qualcosa, chiediamo un altro parere.
E che cosa diciamo ai nostri figli?
La fretta è cattiva consigliera.
Non saltare subito alla conclusione.
Pensa prima di aprir bocca.
Non giudicare un libro dalla copertina.
Siamo convinti che raccogliere il maggior numero di informazioni e dedicare quanto più tempo possibile alla decisione sia sempre la cosa migliore.
Ma vi sono momenti, specie quando si è sottopressione, in cui la fretta non è cattiva consigliera, e i giudizi istantanei e le prime impressioni possono offrire strumenti molto più efficaci per capire la situazione.
Una decisione presa in modo ultrarapido può essere altrettanto buona di una decisione presa con grande cautela e dopo lunghe riflessioni.
L’inconsio è una forza potente, ma non infallibile.
Non sempre il nostro computer interno è un raggio di luce che illumina all’istante la verità.
Spesso le reazioni istintive devono competere con interessi, emozioni e desideri di ogni genere.
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La recensione del libro In un batter di ciglia di Malcolm Gladwell.
Inoltre potrebbe interessarti il tema della RESILIENZA.
Oppure "Saper incassare, perseverare."
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