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mercoledì 2 novembre 2016

Tennis: Mente e Corpo. Sè1 e Sè2


Frasi del libro: Il gioco interiore nel tennis frasi.

Riflessioni sull’aspetto mentale del tennis.

In verità, chi gioca "senza pensarci" è ancor più cosciente della palla, del campo e, quando necessario, del suo avversario.
Ma non è cosciente delle indicazioni che si sta dando, non pensa a colpire la palla, a come correggere gli errori passati, o a come rifare quel che appena fatto.
È cosciente, ma non sta pensando, non si sta sforzando troppo.

In genere il giocatore è "caldo" fino a quando non pensa a quello che sta facendo: nel momento in cui cerca di mantenere il controllo, lo perde.

La scoperta dei due se.

"Forza, Tom, colpisci quella palla".
Quello che accade nella mente di un giocatore è interessante.
Chi sta dicendo cosa a chi?
La maggior parte dei giocatori non fa che parlare da sola quando è in campo.

Un giorno mi posi un quesito importante: chi stava parlando a chi?
Chi era che rimproverava, e chi veniva rimproverato?
La maggior parte delle persone risponderebbe: "sono io che parlo con me stesso".
Ma chi è questo "io" e chi è "me stesso"?
Ovviamente, "io" e "me stesso" sono entità searate, altrimenti non ci sarebbe conversazione.

Ora siamo pronti per il primo postulato fondamentale del gioco interiore: in ogni giocatore il rapporto tra Sè 1 e Sè 2 è il fattore primario per determinare la capacità di trasformare in azione la propria conoscenza della tecnica.
In altre parole, la chiave per un tennis migliore - o per perfezionare qualunque cosa - è migliorare il rapporto tra chi dice ed è consapevole, Sè 1, e le capacità naturali del Sè 2.

La tipica reazione tra Sè 1 e Sè 2.

Sè 1 non ha fiducia in Sè 2, per quanto incarni tutte le potenzialità già sviluppate e gestisca il sistema muscolare con un controllo di gran lunga maggiore di Sè 1.

Sforzarsi: una virtù discutibie.

Nell’ultima serie di palle Sè 1 era completamente occupato a osservare la "giuntura" delle palle.
Di conseguenza, Sè 2 era stato in grado di agire senza impedimenti, rivelandosi piuttosto bravo.
Calmare il Sè 1.






Siamo così arrivati a un punto chiave: la continua attività "pensante" del Sè 1, l’ego della mente che interferisce con le capacità naturali del Sè 2.

Il lettore può fare un esperimento: provare a smettere di leggere questo libro per un minuto e provare semplicemente a smettere di pensare.
Vedere quanto a lungo riesce a rimanere senza pensieri.
Un minuto?
Dieci secondi?
Probabilemnte avrete trovato difficile, forse impossibile, fermare del tutto la mente.

Abbandonare il giudizio:

Il giudizio è dire che alcune situazioni che vivete sono buone e vi piacciono, mentre altre sono cattive e non vi piacciono.

E’ l’atto iniziale di giudicare che induce a pensare.
In un primo momento, infatti, la mente di un giocatore giudica un colpo come giusto o sbagliato.
Se lo giudica sbagliato, comincia a pensare a che cosa ci sia di sbagliato.
Poi si dice come correggerlo.
Quindi si sforza, e si dà degli ordini mentre lo fa.
Poi torna a giudicare.
Ovviamente in questo modo la mente non è mai quieta, e il corpo è teso per lo sforzo.

Il Sè 1, dopo aver valutato diversi colpi, comincerà probabilmente a generalizzare.

Altre generalizzazioni comuni sono: "Oggi è un giornataccia", "Sbaglio sempre i colpi facili", "Sono lento".

Può cominciare lamentandosi: "Che pessimo servizio", poi arriva a dire: "Oggi sto servendo malissimo".
Dopo altri servizi "sbagliati", il giudizio può espandersi fino a "Ho un servizio terribile", per finire con "Sono un buono a nulla".

La mente giudica prima un evento, poi gruppi di eventi, successivamente si identifica con una serie di eventi e alla fine giudica se stessa.

Di conseguenza, tali giudizi diventano profezie che si realizzano da sole.

Sono messaggi che Sè 1 esprime a proposito del Sè 2 e che, dopo essere stati ripetuti di continuo, si sono trasformati in aspettative, o forse perfino in convinzioni, sul Sè 2.
Di conseguenza, Sè 2 comincia a comportarsi secondo tali aspetttative.

Facciamo chiarezza: abbandonare i giudizi non vuol dire ignorare gli errori.
Significa semplicemente vedere gli eventi per quello che sono, senza aggiungere nulla.

Allo stesso modo, gli errori che commettiamo possono essere visti come una parte importante del processo di sviluppo.
Mentre si evolve, il nostro modo di giocare a tennis ricava molto dagli errori.
Anche gli sbagli sono parte del processo.

La consapevolezza di quello che è:

Nel gioco del tennis bisogna sapere due cose importanti.
La prima è dov’è la palla.
La seconda è dov’è la testa della racchetta.

Ti limiti a guardare la palla e a lasciare che venga messa in atto la miglior risposta possibile.
Non devi pensare a dove dovrebbe trovarsi la testa della racchetta, ma devi renderti conto dell’importanza di essere sempre consapevole di dove esssa si trovi.
Non puoi guardarla per sapere dov’è, visto che stai guardando la palla.
Devi sentirla.

Che dici del pensiero positivo?
L’ansia di miglioramento non è necessaria per cambiare le nostre abitudini “sbagliate”.
Semplicemente, potremmo aver bisogno di essere più consapevoli.

Riconoscere e rispettare le proprie capacità aumenta la fiducia nel Sè 2.
I giudizi del Sè 1, invece, cercano di manipolare e sabotare tale fiducia.

Smetterre di giudicarsi.
L’ingrediente fondamentale quanto sfuggente di ogni grande performance: la fiducia in se stessi.


Avanti > Fidarsi del proprio corpo.

Riassunto degli altri capitoli: Il gioco interiore del tennis.

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