La filosofia di vita di Marla, mi ha detto, è che lei può morire in qualsiasi momento. La tragedia della sua vita è che non è vero.
Questo io lo so perchè lo sa Tyler.
"A te non importa dove vivo o come mi sento o che cosa mangio o che cosa do da mangiare ai miei bambini o come pago il dottore se sto male, si, io sono stupido e stufo e debole, ma sono sempre e ancora una tua responsabilità".
Prima che si concluda la prossima settimana tutti i membri del comitato Aggressioni devono attaccare briga con qualcuno senza venirne fuori da eroe. E non in un fight club. E’ più difficile di quel che sembra. Uno che passa per la strada è disposto a tutto pur di non fare a botte.
L’idea è di prendere un tizio che non ha mai partecipato a una scazzottata e reclutarlo.
Non fare domande è la prima regola del Progetto Caos.
Tutti volevano chiedere se era carica, ma la seconda regola del Progetto Caos è che non si fanno domande.
Forse era carica, forse no. Forse è bene essere sempre pessimisti.
La terza regola del Progetto Caos è niente scuse.
La quarta regola è niente bugie.
Gli ho risposto che mi sentivo una merda e per niente rilassato. Non avevo provato nessuna soddisfazione. Forse stavo sviluppando l’abitudine. Ci si può assuefare alle scazzottate e forse avevo bisogno di passare a qualcosa di più impegnativo. E’ stata quella mattina in cui Tyler ha inventato il Progetto Caos.
Per migliaia di anni gli esseri umani hanno incasinato e insozzato e smerdato questo pianeta e ora la storia si aspetta che sia io a correre dietro agli altri per ripulirlo. Io devo lavorare e schiacciare i miei barattoli. E rendere conto di ogni goccia di olio di motore usato.
Tocca a me pagare il conto per le scorie nucleari e i serbatoi di benzina interrati e i residui tossici scaricati nel sottosuolo una generazione prima che nascessi.
Darai la caccia agli alci nelle valli boscose intorno alle rovine del Rockefeller Center e cercherai molluschi intorno allo scheletro dello Space Needle, inclinato di quarantacinque gradi. Dipingeremo sui grattacieli le figure di enormi totem e simulacri di divinità maligne e tutte le sere quel che resta del genere umano si ritirerà negli zoo abbondonati e si chiuderà a chiave nelle gabbie per proteggersi dagli orsi e dai grandi felini e dai lupi che di notte passeggiano e ci guardano dall’altra parte delle sbarre.
La quinta regola del Progetto Caos è che bisogna fidarsi di Tyler.
Inoltre il candidato deve presentarsi con il seguente corredo:
Due camicie nere.
Due paia di calzoni neri.
Un paio di scarpe nere pesanti.
Due paia di calze nere e due paia di mutande comuni.
Un soprabito o giaccone pesante nero.
Sono inclusi gli indumenti che il candidato indossa.
Un asciugamano bianco.
Un materasso da branda militare.
Una ciotola bianca di palstica.
Da una finestra del piano di sopra io e Tyler lo osserviamo e Tyler mi dice di mandarlo via.
"E’ troppo giovane" dice Tyler.
Quanto giovane è troppo giovane?
"Non ha importanza" dice Tyler. "Se il candidato è giovane, gli diciamo che è troppo giovane. Se è grasso, è troppo grasso. Se è vecchio, è troppo vecchio. Se è magro, è troppo magro. Se è bianco, è troppo bianco. Se è nero, è troppo nero.
E’ il modo in cui nei templi buddisti si giudicano i candidati da un fantastilione di anni, dice Tyler. Dici al candidato di andarsene e se la sua volontà è così forte che aspetta all’entrata senza cibo e riparo e incoraggiamento per tre giorni, allora e solo allora può entrare e cominciare l’addestramento."
Così dico all’angioletto che è troppo giovane, ma all’ora di pranzo lui è ancora li. Dopo pranzo esco e picchio l’angioletto con una scopa e gli spedisco il sacchetto in strada con un calcio.
Vattene, sto gridando. Non ci senti? Sei troppo giovane. Non ce la farai mai, grido.
Torna fra un paio d’anni e riprovaci. Fuori dai piedi. Giù dalla mia veranda.
Il giorno dopo lui è ancora li e Tyler esce. "Spiacente" gli dice. Tyler gli dice che gli dispiace avergli parlato dell’addestramento, ma che è davvero troppo giovane, fa il bravo, vattene.
Io mi metto a sbraitare di nuovo. Poi, sei ore dopo, Tyler esce e gli dice che gli dispiace, ma la risposta è no.
Deve andarsene. Tyler gli dice che se non se ne va chiama la polizia.
E lui niente.
Il terzo giorno davanti alla porta c’è un altro candidato. Faccia d’angelo è ancora al suo posto e Tyler scende e gli dice: "Entra. Recupera la tua roba in strada e vieni dentro".
A quello nuovo, Tyler dice che gli dispiace ma c’è stato un errore. Quello nuovo è troppo vecchio per l’addestramento. Sia gentile, se ne vada.
Sembrano che tutti sappiano che cosa devono fare salvo me e Tyler non è mai in casa.
Io striscio contro i muri e sono un topo intrappolato in questo congegno di uomini silenziosi con l’energia di scimmie ammaestrate, a cucinare e lavorare e dormire in squadra. Tiri una leva. Premi un bottone. Una squadra di scimmie spaziali passa tutto il giorno a far da mangiare e per tutto il giorno squadre di scimmie spaziali mangiano dalle scodelle di plastica che hanno portato con se.
Un giorno esco per andare a lavorare e davanti alla porta c’è Big Bob con le scarpe nere, una camicia nera e calzoni neri.
"Quello che devi considerare" dice, "è la possibilità che a Dio tu non sia simpatico".
"Potrebbe essere che Dio ti odi. Non è la cosa peggiore che può capitare". Il modo in cui la vedeva Tyler era che attirare l’attenzione di Dio per essere stati cattivi era meglio di non ottenere attenzione per niente. Forse perchè l’odio di Dio è meglio della sua indifferenza.
Noi siamo i figli di mezzo di Dio, secondo Tyler Durden, senza un posto speciale nella storia e senza speciale attenzione.
Se non otteniamo l’attenzione di Dio non abbiamo speranza di dannazione o redenzione. Che cosa c’è di peggio, l’inferno o niente?
Solo se veniamo presi e puniti possiamo essere salvati.
Più in basso cadi, più in alto volerai. Più lontano corri, più Dio ti vuole indietro. "Se il figliol prodigo non avesse mai lasciato casa sua" dice il meccanico, "il vitello grasso sarebbe ancora vivo".
Questo io lo so perchè lo sa Tyler.
"A te non importa dove vivo o come mi sento o che cosa mangio o che cosa do da mangiare ai miei bambini o come pago il dottore se sto male, si, io sono stupido e stufo e debole, ma sono sempre e ancora una tua responsabilità".
Prima che si concluda la prossima settimana tutti i membri del comitato Aggressioni devono attaccare briga con qualcuno senza venirne fuori da eroe. E non in un fight club. E’ più difficile di quel che sembra. Uno che passa per la strada è disposto a tutto pur di non fare a botte.
L’idea è di prendere un tizio che non ha mai partecipato a una scazzottata e reclutarlo.
Non fare domande è la prima regola del Progetto Caos.
Tutti volevano chiedere se era carica, ma la seconda regola del Progetto Caos è che non si fanno domande.
Forse era carica, forse no. Forse è bene essere sempre pessimisti.
La terza regola del Progetto Caos è niente scuse.
La quarta regola è niente bugie.
Gli ho risposto che mi sentivo una merda e per niente rilassato. Non avevo provato nessuna soddisfazione. Forse stavo sviluppando l’abitudine. Ci si può assuefare alle scazzottate e forse avevo bisogno di passare a qualcosa di più impegnativo. E’ stata quella mattina in cui Tyler ha inventato il Progetto Caos.
Per migliaia di anni gli esseri umani hanno incasinato e insozzato e smerdato questo pianeta e ora la storia si aspetta che sia io a correre dietro agli altri per ripulirlo. Io devo lavorare e schiacciare i miei barattoli. E rendere conto di ogni goccia di olio di motore usato.
Tocca a me pagare il conto per le scorie nucleari e i serbatoi di benzina interrati e i residui tossici scaricati nel sottosuolo una generazione prima che nascessi.
Darai la caccia agli alci nelle valli boscose intorno alle rovine del Rockefeller Center e cercherai molluschi intorno allo scheletro dello Space Needle, inclinato di quarantacinque gradi. Dipingeremo sui grattacieli le figure di enormi totem e simulacri di divinità maligne e tutte le sere quel che resta del genere umano si ritirerà negli zoo abbondonati e si chiuderà a chiave nelle gabbie per proteggersi dagli orsi e dai grandi felini e dai lupi che di notte passeggiano e ci guardano dall’altra parte delle sbarre.
La quinta regola del Progetto Caos è che bisogna fidarsi di Tyler.
Inoltre il candidato deve presentarsi con il seguente corredo:
Due camicie nere.
Due paia di calzoni neri.
Un paio di scarpe nere pesanti.
Due paia di calze nere e due paia di mutande comuni.
Un soprabito o giaccone pesante nero.
Sono inclusi gli indumenti che il candidato indossa.
Un asciugamano bianco.
Un materasso da branda militare.
Una ciotola bianca di palstica.
Da una finestra del piano di sopra io e Tyler lo osserviamo e Tyler mi dice di mandarlo via.
"E’ troppo giovane" dice Tyler.
Quanto giovane è troppo giovane?
"Non ha importanza" dice Tyler. "Se il candidato è giovane, gli diciamo che è troppo giovane. Se è grasso, è troppo grasso. Se è vecchio, è troppo vecchio. Se è magro, è troppo magro. Se è bianco, è troppo bianco. Se è nero, è troppo nero.
E’ il modo in cui nei templi buddisti si giudicano i candidati da un fantastilione di anni, dice Tyler. Dici al candidato di andarsene e se la sua volontà è così forte che aspetta all’entrata senza cibo e riparo e incoraggiamento per tre giorni, allora e solo allora può entrare e cominciare l’addestramento."
Così dico all’angioletto che è troppo giovane, ma all’ora di pranzo lui è ancora li. Dopo pranzo esco e picchio l’angioletto con una scopa e gli spedisco il sacchetto in strada con un calcio.
Vattene, sto gridando. Non ci senti? Sei troppo giovane. Non ce la farai mai, grido.
Torna fra un paio d’anni e riprovaci. Fuori dai piedi. Giù dalla mia veranda.
Il giorno dopo lui è ancora li e Tyler esce. "Spiacente" gli dice. Tyler gli dice che gli dispiace avergli parlato dell’addestramento, ma che è davvero troppo giovane, fa il bravo, vattene.
Io mi metto a sbraitare di nuovo. Poi, sei ore dopo, Tyler esce e gli dice che gli dispiace, ma la risposta è no.
Deve andarsene. Tyler gli dice che se non se ne va chiama la polizia.
E lui niente.
Il terzo giorno davanti alla porta c’è un altro candidato. Faccia d’angelo è ancora al suo posto e Tyler scende e gli dice: "Entra. Recupera la tua roba in strada e vieni dentro".
A quello nuovo, Tyler dice che gli dispiace ma c’è stato un errore. Quello nuovo è troppo vecchio per l’addestramento. Sia gentile, se ne vada.
Sembrano che tutti sappiano che cosa devono fare salvo me e Tyler non è mai in casa.
Io striscio contro i muri e sono un topo intrappolato in questo congegno di uomini silenziosi con l’energia di scimmie ammaestrate, a cucinare e lavorare e dormire in squadra. Tiri una leva. Premi un bottone. Una squadra di scimmie spaziali passa tutto il giorno a far da mangiare e per tutto il giorno squadre di scimmie spaziali mangiano dalle scodelle di plastica che hanno portato con se.
Un giorno esco per andare a lavorare e davanti alla porta c’è Big Bob con le scarpe nere, una camicia nera e calzoni neri.
"Quello che devi considerare" dice, "è la possibilità che a Dio tu non sia simpatico".
"Potrebbe essere che Dio ti odi. Non è la cosa peggiore che può capitare". Il modo in cui la vedeva Tyler era che attirare l’attenzione di Dio per essere stati cattivi era meglio di non ottenere attenzione per niente. Forse perchè l’odio di Dio è meglio della sua indifferenza.
Noi siamo i figli di mezzo di Dio, secondo Tyler Durden, senza un posto speciale nella storia e senza speciale attenzione.
Se non otteniamo l’attenzione di Dio non abbiamo speranza di dannazione o redenzione. Che cosa c’è di peggio, l’inferno o niente?
Solo se veniamo presi e puniti possiamo essere salvati.
Più in basso cadi, più in alto volerai. Più lontano corri, più Dio ti vuole indietro. "Se il figliol prodigo non avesse mai lasciato casa sua" dice il meccanico, "il vitello grasso sarebbe ancora vivo".
2 commenti:
Aspettarsi il peggio e sperare nel meglio
in teoria sarebbe meglio pensare in modo positivo.. sfortunatamente non è cosi facile.. ma è bello provarci..
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