Le arti interiori erano il fondamento della filosofia delle arti marziali.
Mi avevano sempre incuriosito, ma non avevo mai avuto il tempo di occuparmene.
Adesso ne avevo l'occasione.
Le arti marziali si dividono di solito, per semplicità, in due macrocategorie: arti di stile marziale esterno e arti di stile marziale interno.
Lo stile esterno è quello delle arti più violente, basate sull'esplosione di forza, su pugni e calci, il karate,il taekwondo, la boxe, il ju jitsu, tutte cose di cui avete probabilmente sentito parlare.
Esse si basano sulla forza e sull'allenamento della forza muscolare; il loro scopo è colpire e controllare l'avversario usando la forza e la tecnica - reagire alla forza con la forza.
Lo stile interno è più rivolto a reindirizzare l'energia dell'avversario, seguendo il suo movimento, e si focalizza più sulla mente, sulla meditazione, sul respiro, sullo sviluppo e il controllo dell'energia interna, chiamata kio chi.
L'esempio principale è il tai chi, ma anche arti come l'aikido, il pa-kua, lo iai-jutsu ("estrazione della spada") e persino il ju jitsu possono essere considerate "interne" in quanto meno violente delle arti "esterne" (anche se va detto che il ju jitsu praticato in Brasile non ha alcuna vera componente mentale, salvo quella che i suoi praticanti mutuano nello yoga).
Queste classificazioni in realtà lasciano il tempo che trovano, sono solo un modo rapido per differenziare due gruppi di arti fra le quali, in realtà, non esiste una netta demarcazione; si tratta di yin e di yang.
Se ci si addentra più in profondità nelle arti esterne, le più violente, anche da qui si può arrivare alla mente, al punto in cui dall'esterno si passa all'interno.
Anche nel pugilato.
Parte successiva del libro "Cuore Guerriero". AVANTI.
A questa pagina l'indice di tutte le frasi pubblicate con i loro pensieri.
Frasi e Pensieri Cuore guerriero. Indice.
Inoltre potrebbe interessarti il tema della RESILIENZA.
Oppure "Saper incassare, perseverare."
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Le arti marziali si dividono di solito, per semplicità, in due macrocategorie: arti di stile marziale esterno e arti di stile marziale interno.
Lo stile esterno è quello delle arti più violente, basate sull'esplosione di forza, su pugni e calci, il karate,il taekwondo, la boxe, il ju jitsu, tutte cose di cui avete probabilmente sentito parlare.
Esse si basano sulla forza e sull'allenamento della forza muscolare; il loro scopo è colpire e controllare l'avversario usando la forza e la tecnica - reagire alla forza con la forza.
Lo stile interno è più rivolto a reindirizzare l'energia dell'avversario, seguendo il suo movimento, e si focalizza più sulla mente, sulla meditazione, sul respiro, sullo sviluppo e il controllo dell'energia interna, chiamata kio chi.
L'esempio principale è il tai chi, ma anche arti come l'aikido, il pa-kua, lo iai-jutsu ("estrazione della spada") e persino il ju jitsu possono essere considerate "interne" in quanto meno violente delle arti "esterne" (anche se va detto che il ju jitsu praticato in Brasile non ha alcuna vera componente mentale, salvo quella che i suoi praticanti mutuano nello yoga).
Queste classificazioni in realtà lasciano il tempo che trovano, sono solo un modo rapido per differenziare due gruppi di arti fra le quali, in realtà, non esiste una netta demarcazione; si tratta di yin e di yang.
Se ci si addentra più in profondità nelle arti esterne, le più violente, anche da qui si può arrivare alla mente, al punto in cui dall'esterno si passa all'interno.
Anche nel pugilato.
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