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martedì 21 marzo 2017

Prendere decisioni inconsciamente. Cosa si prova quando si spara in una situazione di emergenza?

Io sto con Mario.
Io non sto con Mario.
Io sto con Stacchio.
Io non sto con Staccio.

Decine e centinaia di pagine, video e trasmissioni che si schierano da una o dall’altra parte.

Ma la domanda è?
Cosa si prova in quei pochi istanti che separano la tranquillità di una notte in famiglia dall’istante in cui si preme il grilletto?

Quali stati d’animo vengono richiamati?
Come ci si sente prima, durante e dopo?

Non lo so di sicuro io, e spero neanche voi che leggete.
Per saperlo, sfortunatamente, bisogna essere stati dentro una situazione così emotivamente provante, oppure bisogna farlo per lavoro.

Be, per lavoro intendo, una mansione che richiede l’eventuale uso dell’arma, ad esempio un poliziotto.

Ad esempio Dave Grossman, ex tenente colonnello dell’esercito e autore di On Killing, dal quale sono tratte alcune considerazioni che leggerete di seguito.

Premessa: immaginate il silenzio, il volume della televisione basso.
Tarda notte.
Poi dei rumori, rumori insoliti che vengono colti dal nostro udito inconsciamente.

Si perchè i rumori abituali, non allertano più il nostro sistema di attenzione in quanto vengono registrati dal nostro cervello come “non degni di attenzione”.

Ma rumori insoliti, anche se deboli, attivano subito la nostra attenzione, e ci fanno spalancare gli occhi.

Quando si va a vivere in una nuova casa, le prime notti, sentiamo tutti i minimi rumori che con il passare dei giorni vengono piano piano ignorati dal nostro sistema di allarme umano.

Quindi, siamo in casa, tranquilli e un rumore che non rientra tra quelli bypassati ci allerta, i rumori continuano e la tensione sale fino a che ci rendiamo definitivamente conto che qualcosa non torna.

In questi giorni e sempre con più frequenza, si sentono narrare episodi di persone che si ritrovano in situazioni che terminano con uno scontro a fuoco o con un colpo di pistola partito da una sola parte in quanto l’altra non può rispondere in quanto colpita a morte o ferita.

Gli episodi sono ben noti e riportati dai telegiornali.
Eventi dove il protagonista, nella più sfortunata o fortunata occasione, uccide un’altra persona in quanto è entrata in casa, ha rapinato un negozio, un benzinaio o simili.

Fortunata o sfortunata perchè, per chi non è del mestiere e non è allenato, non è di sicuro semplice centrare una persona, neanche a distanza ravvicinata e soprattutto non è così facile impugnare un fucile e sparare.

Provate a pensare alla prima volta che avete sostenuto un esame, un colloquio.

A come eravate agitati, tesi e in alcuni frangenti “fuori controllo”.
Avete detto o fatto cose che in un frangente normale non rifareste.

Pensate adesso alla stessa situazione dopo 10 esami o al 30esimo colloquio di lavoro.

Non dico sia una passeggiata ma sicuramente avrete più esperienza, più controllo.
L’inconscio risponde meglio
Lo stesso vale per qualsiasi azione che svolgete.
Dal primo tiro a canestro, al primo colpo di pistola.
Non per niente ci sono i poligoni per allenarsi.

A sostenere questo ci sono innumerevoli video su youtube di ladri “alle prime armi” che da distanza rivvicinata non colpiscono proprio niente e nessuno oppure video fail con le armi.

Perchè? E’ spiegato nei post a seguire e riguarda lo stress dovuto all’eccitazione, ai battiti cardiaci elevati e ai nostri sensi che ci rendono impacciati.

Tornando ai nostri due casi iniziali, di persone che si ritrovano a dover decidere quale azioni fare, ultimamente ce ne sono tanti e fanno sempre notizia.

Da Mario dell’Osteria de Amis di Lodi a Stacchio, il benzinaio di Nanto.

Immancabilmente si accende la diatriba sulla legittima difesa e fino a dove ci si può spingere in questo senso.

Inoltre è un’ottima occasione per fare propaganda politica e fare notizia su notizia.

Il motto coniato in questi ultimi anni è “Io sto con …..” e il nome della persona. Motto che viene stampato su magliette e felpe.

Ma tutto questo non ci interessa, o almeno, se ne parla già in tanti altri luoghi sul web.
Trasmissioni televisive si sprecano nel trovare una giustizia, una strada, una soluzione.
Quindi non se ne parla in questo post, per evitare che diventi l’ennesimo botta e risponta tra i fans di una fazione e l’altra.

Quello che ci interessa, è cercare di capire cosa succede alla persona che imbraccia il fucile, piuttosto che la pistola e come si può sentire prima, durante e dopo l’azione di “sparare”.

Per cercare di capire le emozioni che si provano, utilizziamo due post di questo blog.
I due post si possono trovare a questo indirizzo e sono tratti dal libro “In un batter di ciglia di Malcolm Gladwell”.

Cecità mentale: Stress estremo.

Cecità mentale: Mancanza di tempo.

Dal primo post, si capisce subito che “sparare” non è un’attività assolutamente ne comune ne banale.

Addirittura si sostiene che questa azione risulta essere “qualcosa di incredibilmente scioccante”.

E’ inoltre interessante vedere come con l’aumentare delle pulsazioni la nostra risposta emotiva e dinamica va via via pegigorando.
In un incredibile numero di casi, le persone fatte oggetto di spari evacuano.

Nel secondo post si indica inoltre che a causa della mancanza di tempo, quindi potrebbe essere proprio la situazione dove ci si accorge di un ladro in casa e non si ha tempo per ragionare tranquillamente, “siamo soggetto alla reazione istintiva di qualità più bassa”.

Vi consiglio quindi la lettura dei due brevi post che sono un ottimo riassunto di quello che accade, in modo che, avremo le idee più chiare su quanto sia scioccante un evento di questo tipo.


La recensione del libro In un batter di ciglia di Malcolm Gladwell.

Inoltre potrebbe interessarti il tema della RESILIENZA.

Oppure "Saper incassare, perseverare."



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