Le frasi del libro: Lance Armstrong: Non solo ciclismo, il mio ritorno alla vita.
Quali sono le mie possibilità di sopravvivenza? Era una domanda che mi ripetevo all'infinito.
La speranza, infatti, è l’unico antidoto contro la paura.
Cos'è più forte, la paura o la speranza? Inizialmente, ero assai timoroso e non avevo molta speranza; tuttavia, mentre me ne stavo li, seduto, ad apprendere l’entità della mia malattia, ho impedito alla paura di annientare completamente il mio ottimismo.
"Hai scelto il ragazzo sbagliato", dissi. "Se cercavi un corpo in cui vivere, hai commesso un grosso errore, scegliendo il mio."
Anche se pronunciavo quelle parole, tuttavia, sapevo che si trattava solamente di millanteria agonistica.
Nel suono della mia voce interiore ho avvertito un tono sconosciuto: l’incertezza.
Nel descrivermi i dettagli, disse chiaramente che avrebbe operato in zone dove il minimo errore avrebbe potuto costarmi la vista oppure la capacità motorie.
Shapiro si rese conto che mi stava davvero terrorizzando.
"Sa, non c’è mai nessuno che vuole un intervento al cervello", disse.
"Se non si è spaventati, non si è normali."
Sapevo molto bene una cosa: credevo nella credenza in sè. Voloevo credere di fronte all’assoluta mancanza di speranza, nonostante tutte le prove contraire.
Siamo molto più forti di quanto pensiamo e la credenza è una delle caratteristiche umane più coraggiose e più durature.
Non avevo capito completamente, fino al cancro, quanto combattiamo, ogni giorno, contro le insidiose avversità del mondo, quanto lottiamo, quotidianamente, contro il lento dilagare del cinismo. I pericoli reali della vita sono lo scoraggiamento e la delusione, non le malattie improvvise nè il cataclisma apoacalittico di fine millenio. In quel momento, ho capito perchè le persone temono il cancro: perchè è una morte lenta ed inevitabilie, è la definizione stessa di cinismo e perdita di forza d’animo. Così, credevo.
"Ho visto persone meravigliose, positive, non farcela alla fine", disse il Dr. Einhorn. "Ed alcune delle persone più litigiose ed irascibili sopravvivere, per riprendere poi la loro vita meschina."
La domanda era: chi avrebbe ucciso per primo la chemio, me oppure il cancro?
La chemio era un continuo tossire, staccando dal profondo del mio petto dei pezzi scuri di una sostanza misteriosa, simile al catrame. La chemio era un bisogno di andare in bagno costante, da farmi piegare in due.
Per sopportare tutto questo, immaginavo che quanto stavo espellendo con la tosse fossero i tumori completamente bruciati.
Il fatto di muovermi è diventata per me una battaglia più grande. Arrivato al quinto giorno consecutivo del terzo ciclo di chemio, non ero nemmeno più in grado di camminare per la corsia. Dovevo rimanere a letto per un giorno intero, al fine di guadagnare le forze per tornare a casa.
Ci si inganna.
Si crede di poter correre più velocemente e di sentirsi meglio di quanto non sia in realtà.
Poi, una donna di mezza età, sulla sua mountain bike, ci sorpassa, e allora capiamo qual’è la verità.
Ho dovuto ammettere di essere assolutamente fuori forma.
Io e Bill parlavamo continuamente di questo.
Io esitavo, un giorno pianificavo il mio grande ritorno ed il giorno dopo gli dicevo che la mia carriera era finita.
Poi è successo un fatto che ha aumentato la mia insicurezza: l’assistente di Bill, la nostra cara amica Stacy Pounds, ha scoperto di avere un cancro ai polmoni.
Stacy non nera fortunata come me: il suo era un cancro incurabile.
"Non sarò mai più in grado di prendere parte a quella gara", dissi.
Steve era sconvolto.
Non mi aveva mai visto arrendermi di fronte a nulla.
"Penso di avere perso", dissi.
"Semplicemente, non sto bene sulla bicicletta:"
Steve mi conosceva in quanto spaccone, mentre adesso parlavo da vittima.
Non avevo più il mordente che lui ricordava.
Carpe diem, mi sono detto, cogli l’attimo. Non importava quanto mi rimanesse, avevo intenzione di spenderlo bene.
Ed è così che io e Kik ci siamo trovati.
"Credo di essermi innamorato di te", dissi, da un capo all’altro della stanza.
Kik si è fermata, davanti allo specchio, ed ha detto: "Credi di esserlo? Oppure lo sei? Perchè ho bisogno di saperlo. Ho davvero bisogno di saperlo".
"Lo sono".
"Lo sono anch’io", disse.
Se mai doveste sperare di incontrare qualcuno ed innamorarvene, dovrebbe succedervi proprio come a noi, felicemente, perfettamente. La relazione non era fatta di parole, ma di molti sguardi profondi, intensi, lunghi e di un complesso concerto di emozioni.
Le frasi del libro: Lance Armstrong: Non solo ciclismo, il mio ritorno alla vita.
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Oppure "Saper incassare, perseverare."
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Quali sono le mie possibilità di sopravvivenza? Era una domanda che mi ripetevo all'infinito.
La speranza, infatti, è l’unico antidoto contro la paura.
Cos'è più forte, la paura o la speranza? Inizialmente, ero assai timoroso e non avevo molta speranza; tuttavia, mentre me ne stavo li, seduto, ad apprendere l’entità della mia malattia, ho impedito alla paura di annientare completamente il mio ottimismo.
"Hai scelto il ragazzo sbagliato", dissi. "Se cercavi un corpo in cui vivere, hai commesso un grosso errore, scegliendo il mio."
Anche se pronunciavo quelle parole, tuttavia, sapevo che si trattava solamente di millanteria agonistica.
Nel suono della mia voce interiore ho avvertito un tono sconosciuto: l’incertezza.
Nel descrivermi i dettagli, disse chiaramente che avrebbe operato in zone dove il minimo errore avrebbe potuto costarmi la vista oppure la capacità motorie.
Shapiro si rese conto che mi stava davvero terrorizzando.
"Sa, non c’è mai nessuno che vuole un intervento al cervello", disse.
"Se non si è spaventati, non si è normali."
Sapevo molto bene una cosa: credevo nella credenza in sè. Voloevo credere di fronte all’assoluta mancanza di speranza, nonostante tutte le prove contraire.
Siamo molto più forti di quanto pensiamo e la credenza è una delle caratteristiche umane più coraggiose e più durature.
Non avevo capito completamente, fino al cancro, quanto combattiamo, ogni giorno, contro le insidiose avversità del mondo, quanto lottiamo, quotidianamente, contro il lento dilagare del cinismo. I pericoli reali della vita sono lo scoraggiamento e la delusione, non le malattie improvvise nè il cataclisma apoacalittico di fine millenio. In quel momento, ho capito perchè le persone temono il cancro: perchè è una morte lenta ed inevitabilie, è la definizione stessa di cinismo e perdita di forza d’animo. Così, credevo.
"Ho visto persone meravigliose, positive, non farcela alla fine", disse il Dr. Einhorn. "Ed alcune delle persone più litigiose ed irascibili sopravvivere, per riprendere poi la loro vita meschina."
La domanda era: chi avrebbe ucciso per primo la chemio, me oppure il cancro?
La chemio era un continuo tossire, staccando dal profondo del mio petto dei pezzi scuri di una sostanza misteriosa, simile al catrame. La chemio era un bisogno di andare in bagno costante, da farmi piegare in due.
Per sopportare tutto questo, immaginavo che quanto stavo espellendo con la tosse fossero i tumori completamente bruciati.
Il fatto di muovermi è diventata per me una battaglia più grande. Arrivato al quinto giorno consecutivo del terzo ciclo di chemio, non ero nemmeno più in grado di camminare per la corsia. Dovevo rimanere a letto per un giorno intero, al fine di guadagnare le forze per tornare a casa.
Ci si inganna.
Si crede di poter correre più velocemente e di sentirsi meglio di quanto non sia in realtà.
Poi, una donna di mezza età, sulla sua mountain bike, ci sorpassa, e allora capiamo qual’è la verità.
Ho dovuto ammettere di essere assolutamente fuori forma.
Io e Bill parlavamo continuamente di questo.
Io esitavo, un giorno pianificavo il mio grande ritorno ed il giorno dopo gli dicevo che la mia carriera era finita.
Poi è successo un fatto che ha aumentato la mia insicurezza: l’assistente di Bill, la nostra cara amica Stacy Pounds, ha scoperto di avere un cancro ai polmoni.
Stacy non nera fortunata come me: il suo era un cancro incurabile.
"Non sarò mai più in grado di prendere parte a quella gara", dissi.
Steve era sconvolto.
Non mi aveva mai visto arrendermi di fronte a nulla.
"Penso di avere perso", dissi.
"Semplicemente, non sto bene sulla bicicletta:"
Steve mi conosceva in quanto spaccone, mentre adesso parlavo da vittima.
Non avevo più il mordente che lui ricordava.
Carpe diem, mi sono detto, cogli l’attimo. Non importava quanto mi rimanesse, avevo intenzione di spenderlo bene.
Ed è così che io e Kik ci siamo trovati.
"Credo di essermi innamorato di te", dissi, da un capo all’altro della stanza.
Kik si è fermata, davanti allo specchio, ed ha detto: "Credi di esserlo? Oppure lo sei? Perchè ho bisogno di saperlo. Ho davvero bisogno di saperlo".
"Lo sono".
"Lo sono anch’io", disse.
Se mai doveste sperare di incontrare qualcuno ed innamorarvene, dovrebbe succedervi proprio come a noi, felicemente, perfettamente. La relazione non era fatta di parole, ma di molti sguardi profondi, intensi, lunghi e di un complesso concerto di emozioni.
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